Fare proiezioni è normale. Tutti noi ne facciamo e ne subiamo continuamente durante la giornata; è la maniera più “economica” che il nostro Io escogita per poter sussistere. Le proiezioni che applichiamo dipendono, ovviamente dalla nostra esperienza. Quando siamo innanzi ad una nuova esperienza non siamo in realtà in grado di essere davvero oggettivi. Ciò dimostra che in noi lavora come una sorta di “impastatrice” che crea una miscela tra il reale ed il virtuale e ciò che non è né reale, né virtuale: l’alienato. Tutto questo potrebbe passare in secondo piano se non fosse che, questo meccanismo, è in stretto rapporto con lo stato di salute dell’individuo, con il benessere o il malessere delle cellule dell’organismo umano. Secondo la mia esperienza, i traumi fisici accadono quando si è in una situazione di alterazione della percezione causata dall’io alienato. La disattenzione comporta l’uscita da sé, l’uscita da sé causa quelli che comunemente si definiscono “incidenti”. L’ascolto di se stessi e del proprio corpo ( Essere psicosomatico) consente una sorta di monitoraggio continuo sul nostro effettivo stato. Scopriremo che esistono delle leggi, delle regole che operano contro il nostro naturale stato di salute. Fondamentale è l’ascolto dei nostri cinque sensi, compreso quello onirico a cui, raramente, si presta attenzione. Il più delle volte non si sa come interpretare ed utilizzare i messaggi che la nostra psiche ci invia attraverso i Sogni, si tende a considerarli come qualcosa di immaginario, non reale. l’Io Ontico Reale viene incontro durante la fase di Sogno. L’io alienato è quella parte dell’individuo che lo fa sentire inferiore, incapace e sminuito in genere. L’Io ontico reale si manifesta nelle varie forme di sensibilità, gentilezza, commozione e nobiltà d’animo. Questi due stati dell’individuo si alternano continuamente e, normalmente, la manifestazione di un Io alienato, coincide con il subire proiezioni da parte di terzi che siano amici, familiari o conoscenti. Tutti noi abbiamo però una sorta di supervisore che ci guida nella distinzione tra l’Io reale e quello alienato, che ci guida nella nostra ricerca del senso profondo dell’Essere della vita, che in realtà scorre attraverso una serie eventi, di percezioni e di esperienze che sono “ evidenze di per sé”. Queste esperienze di senso che tracciano la via dell’Essere nell’esistenza, non possono coincidere con l’appariscente benessere. Sono esperienze in cui “ si sente la vita” come un risuonare interiore che si amalgama con il Tutto. È la realtà ontica, l’ontopoiesi intersoggettiva di Husserl. C’è una sorta di intenzionalità dell’Essere natura che partecipa le singole individualità in questo tutto pieno, individuandole e trasportandole verso una direzione ottimale, facendole sfuggire alle forme di alienazioni non ottimali e naturali. Siamo abituati all’idea del burattinaio che ci muove, all’idea che siamo pedine, all’idea che per gioire dopo la morte dobbiamo subire le sofferenze di questa terra, ma non siamo più abituati all’idea che, tutto questo è falso e che la verità è un’altra. Concetti già espressi dalla psicologia dell’Essere di Maslow, da Kant o ancora dal pensiero di Auguste Comte. L’Essere è auto-rigenerantesi. Il nostro Essere tende spontaneamente a mantenere un buono stato di salute. Secondo Maturana e Varela non solo tende a mantenerlo, ma è in grado anche di ripristinarlo, secondo il principio dell’Autopoiesi gli organismi viventi sono delle “entità autonome” in grado di autogestirsi e autorigenerarsi in una continua trasformazione.  C’è, insito in ogni essere umano, un meccanismo che ricuce e ripara continuamente il nostro DNA, il nostro organismo, secondo un’intelligenza ontopoietica. Ci è stata sottratta la qualità del senso terapeutico dell’uomo, la coscienza di essere infinito, la coscienza del valore della realtà del bene. La sensazione che molte volte percepiamo di essere monchi di qualcosa è proprio la manifestazione di questa deprivazione da noi subìta ad opera del sistema alienante. La nostra reazione è quella di chiuderci al prossimo, di essere diffidenti verso tutto e tutti, di chiuderci alla vita, rimanendo come inscatolati in una realtà inesistente collettiva. Lo stesso sistema socio-sanitario in realtà investe nell’inscatolamento, nell’etichettare con una diagnosi, ma nessun investimento per la soluzione al problema o la prevenzione. Sull’educazione alla salute non si guadagna. Il benessere non paga. Un popolo in salute è un popolo libero.