L’Associazione di Ontosofia Psicosomatica (A.O.P.), si costituisce nel 1993 per o-pera di 13 soci fondatori di cui 5 psicologi psicoterapeuti e 7 psicologi regolarmente iscritti ad albi regionali, con specializzazione in musicoterapica e psicologia a indiriz-zo umanistico rogersiano.
L’associazione ha come scopo prevalente “la costituzione di una scuola di spe-cializzazione e formazione in psicoterapia denominata ‘Ontosofia Psicosomatica’”, al fine di promuovere la ricostituzione della saggezza dell’essere umano in quando individualità psicosomatica (per saggezza psicosomatica intende “il benessere stabi-le e duraturo dell’anima (psiche) e del corpo (soma) vidimato dalla soggettiva-oggettiva razionalità scientifica dei casi clinici definitivamente risolti”). (1)
In questi anni l’Associazione ha svolto attività scientifica e formativa in collabora-zione con Università italiane e straniere, Enti locali, Istituzioni scolastiche pubbliche e private. Ha organizzato inoltre convegni, seminari, stage di formazione, rassegne arti-stico-culturali,
conferenze, congressi fra cui annualmente, l’International Conference Solinio Art and Science, in collaborazione con l’A.M.O. e con il patrocinio di Università, Enti pubblici, Organismi internazionali, associazioni .
Con l’entrata in vigore della legge che regolamenta la formazione dello psicotera-peuta, l’A.O.P. ha presentato istanza di riconoscimento del corso quadriennale per psicoterapeuti della Scuola di Ontosofia Psicosomatica, ai sensi dell’art. 3 della L 56/89. A seguito del rigetto dell’istanza di riconoscimento e tenendo conto delle valu-tazioni espresse nella relazione della sottocommissione esaminatrice, abbiamo ritenu-to di ripresentare l’istanza, precisando e chiarendo gli aspetti teorici non adeguata-mente rappresentati nella precedente documentazione anche alla luce degli ulteriori sviluppi che hanno portato il modello terapeutico in oggetto a riconoscimenti sempre più vasti in ambito nazionale e internazionale (vedi all.2, Statement Arons e S. Chur-chill).

Validità dell’indirizzo metodologico e teori-co-culturale dell’istituto
Il progetto formativo, che si sostanzia nel piano di studi allegato, sottende la ne-cessità di un’ampia preparazione dello spe-cialista, a cui devono essere fornite o rin-forzate conoscenze e competenze adeguate per lo svolgimento della propria attività. In particolare, l’indirizzo culturale della scuo-la prevede lo studio di alcune discipline come assolutamente fondamentali per tale specializzazione. Ci riferiamo alla psicolo-gia generale, alla psicologia dello sviluppo, alla psicopatologia e alla diagnostica clini-ca, che riteniamo essere fondamentali e propedeutiche per sviluppare le ulteriori conoscenze e competenze necessarie a qualsiasi indirizzo psicoterapeutico, come peraltro previsto dalla normativa.
Altre discipline rilevanti per l’indirizzo teorico-metodologico della scuola ritenia-mo essere, insieme all’insegnamento speci-fico dell’Ontosofia Psicosomatica (O.P.), la Fisica, la Filosofia, l’Epistemologia e la Psicosomatica.
Per quanto riguarda l’Epistemologia, ne abbiamo affidato la docenza ad un fisico e ad un filosofo per sottolineare l’importanza che filosofia e fisica rivestono nella teoresi-prassi dell’O.P. e nella formazione degli psicoterapeuti.
Per quanto riguarda la filosofia, ritenia-mo che alleni la coscienza all’esercizio del razionalismo critico come base per una epi-stemologia che sottolinei il senso della ri-cerca e apra la mente alla molteplicità delle teorie e dei prodotti del pensiero umano, predisponga a rapportare l’immaginazione e l’associazione mentale alla realtà. Nella clinica sollecita il professionista a edificare un atteggiamento che elimina qualunque paradigma o dogmatismo a favore dell’ “autopoiesi creativa dell’individuazione” .
La fisica, a sua volta, indirizza alla più realistica forma di pensiero sperimentale, essendo per tradizione una scienza che ha continui rinnovamenti o addirittura scon-volgimenti teoretici. L’una e l’altra discipli-na sono di supporto ad alcune nozioni fondamentali dell’Ontosofia Psicosomatica. Ci riferiamo in particolare al principio di auto-organizzazione enunciato per primo nella cultura moderna da E. Schrodinger, ripreso da diversi autori della psicologia umanistica (Goldstein, Rogers, Maslow) e precisato nella dimensione clinico-psicosomatica dalla teoresi prassi della Scuola di Ontosofia Psicosomatica.
Per quanto riguarda la Psicosomatica, essa riveste un ruolo di fondamentale im-portanza nella teoresi della scuola ed è quindi necessario approfondirne sia gli aspetti generali sia le connotazioni partico-lari che essa assume nell’ambito dell’O.P., con particolare riferimento ad autori come Groddeck .
Si è ritenuto inoltre di prevedere lo stu-dio di alcune discipline importanti, seppur non fondamentali per tale formazione spe-cialistica, quali ad esempio Organizzazione delle istituzioni sanitarie e Aspetti etico-giuridici della professione di psicoterapeuta, perché il futuro psicoterapeuta sarà tenuto ad osservare un codice deontologico e nor-mativo generale nell’esercizio della profes-sione (riservatezza, segreto professionale, rispetto di norme specifiche della discipli-na) e dovrà conoscere l’organizzazione e il funzionamento delle Istituzioni in cui potrà operare o con le quali potrà collaborare. L’insegnamento teorico-pratico Processo di valutazione dell’intervento psicoterapico, oltre ad essere artico-lato come disciplina di studio, costituisce anche una modalità formativa che accompagna tutto il training psicoterapico poiché ha lo scopo di fornire gli strumenti per monitorare sia l’attività formativa degli al-lievi, sia i risultati che l’intervento dello psicoterapeuta raggiunge; ciò in considerazione dell’attenzione rivolta dall’O.P. alla risoluzione o miglioramento della sintomatologia d’ingresso.
I modelli teorico-applicativi relativi ai vari indirizzi psicoterapici (con prevalenza, oltre che dell’O.P., della Psicologia Umanistica) sono presentati da didatti italiani e stranieri, specialisti in tali campi e ap-procci terapeutici.
Il modello formativo adottato prevede, a partire dal II anno di formazione, la partecipazione volonta-ria dell’allievo alle attività psicoterapiche svolte nel Centro Residenziale di Psicoterapia e Musicoterapia dell’A.O.P., dove potrà svolgere anche attività di ricerca a stretto contatto con docenti, formatori, tutor e supervisori. Questo tipo di organizzazione (sul modello del College e della comunità terapeutica di auto-conoscenza continua) favorisce la formazione e la crescita globale dell’allievo anche sul piano umano e relazionale oltre che professionale.
La tradizione culturale di studio e ricerca, nonché di formazione finora seguita dall’O.P. si coniuga indissolubilmente con la metodologia d’insegnamento alla base del piano di studi elaborato, consistente in lezioni teoriche interattive, laboratori esperienziali e di tecnica applicativa orientati a far acquisire agli allievi padronanza nelle varie modalità di intervento psicoterapeutico, con particolare riferimento a quel-le dell’O.P. L’attenzione è rivolta a tenere alto il livello di formazione teorico-culturale promuovendo contemporaneamente la capacità di utilizzare in modo creativo e non dogmatico quanto appreso.
Tradizione scientifica cui tale indirizzo fa riferimento
IL modello teorico fa riferimento alla tradizione scientifica della psicologia umanistica si basa su un approccio psico-somato-dinamico, propone una visione olistica della salute e tende alla realizzazione dell’essere umano nel suo pieno potenziale. Pur non sottovalutando l’importanza delle esperienze e dei condizionamenti infantili per la formazione della personalità dell’individuo, tiene conto soprattutto delle esperienze soggettive attuali, il qui ed ora, il modo in cui la persona sperimenta il suo esistere e il suo “essere nel mondo” .
Si condivide il motivo rogersiano della “tendenza attualizzante” propria dell’organismo come spinta a realizzarsi in relazione al suo potenziale di crescita innato, quello che Maslow indica come un impulso alla crescita e all’attuazione delle potenzialità umane, un’attiva volontà che mira alla salute .
Il trattamento attraverso il metodo dell’Ontosofia Psichica Psicosomatica o Psicoterapica prevede una continua relazione con tutto il sistema socio familiare alienante e realizzante. Non è una forma di ospedalizzazione con i limiti e le mura di un ospedale, o di un qualunque istituto che priva l’individua-zione della responsabilità continua della sua relazione con il mondo naturale del suo ambiente di vita o profondo della sua dimensione psicosociale . Il concetto fondamentale da tenere presente, per compren-dere e cogliere il senso di questa apertura apparentemente senza limiti, è quello di rete della vita del fisi-co Fritioff Capra o di terapia di rete di Atteneave o, ancora, di inconscio collettivo di Jung, ossia la realtà dell’armonia ecosistemica biodiversa della vita in questo pianeta.
Quindi, nel corso o durante il percorso del processo terapeutico, non si esclude la responsabilità di ogni individuo contemplato nell’ecosistema socio familiare del paziente; tutti sono eticamente impegnati e responsabilizzati al dover essere armonia Psico ecosistemica vivente sana cioè, a dover ripristinare una logica salutare collaborativa, produttiva socialmente utile e, naturalmente, ecosostenibile delle relazioni, dei pensieri e di tutte le forme di collaborazione che intendono e realizzano i valori umani e naturali.

Evidenze scientifiche che dimostrano l’efficacia di tale indirizzo metodologico e teorico culturale.
Le evidenze scientifiche a sostegno dell’efficacia di tale indirizzo teorico culturale emergono dal-la pratica clinica sottesa alla elaborazione delle linee teoriche che qui di seguito vengono sintetica-mente esplicitate.
Interpretazione del disagio e della sofferenza psichica
La psicoterapia ontosofica si rivolge a tutti i tipi di clienti e si è dimostrata particolarmente effi-cace nei confronti di patologie psichiche e psicosomatiche di grave entità.
Di seguito sono riportate alcune patologie come diagnosticate all’inizio della psicoterapia:
– Disturbi dell’umore (sindrome ansioso depressiva)
– disturbo schizo-affettivo
– schizofrenia catatonica
– disturbi della personalità, borderline
– disturbi dell’apprendimento
– disturbi relazionali e relativi alla sfera psicosociale
– iperattività; disturbo oppositivo provocatorio, disturbo della condotta,ecc.
– disturbi correlati all’uso di sostanze (tossicodipendenze).
– cefalea
– asma allergico
– gastrite, colite, dismenorrea
– epilessia
– affezioni ad eziologia psicosomatica

Il modello interpretativo della sofferenza psichica o psicosomatica fa riferimento ad un proces-so di alterazione della natura propria dell’essere umano in quanto psiche, soma e psicosoma che, nella teoresi dell’O.P., viene chiamato “Io Virtuale Alieno” e che viene definito come una sovrap-posizione di campo (ologrammazione) rispetto all’Io Reale: una sorta di processo compact multi-mediale a cui manca però la chiave di accesso, di contatto e interazione con la sfera psichica e psi-cosomatica della logica accretiva dell’Io. Non è innato e si può definire come generato da condizio-namenti immessi nell’individuo dal sociosistema alienante (che, cioè, ha un’azione finalistica di-struttiva rispetto a quella del sociosistema sano e realizzante); si tratta di nuclei auto-proiettivi di realtà virtuale (che con linguaggio mutuato dalla cibernetica definiamo anche ologrammi o sof-tware virale) non conseguenti il benessere psicosomatico.
In conseguenza di ciò l’individuo perde il contatto con il proprio corpo e non è più in grado di distinguere le propriocezioni autogene da quelle false e che non hanno finalità costruttiva nell’ambito della salute individuale, delle relazioni sociali, del processo di autorealizzazione.
Questa “virtualità” o alienazione (che si manifesta ad esempio in certe alterazioni della perso-nalità che comportano somatizzazioni anche serie, nei cosiddetti atti mancati, ecc. e che rivela un’assenza della presenza ego-reale nel proprio luogo somatico, psicosomatico e psichico, nel pro-prio atto esistenzale) è alla base di molti processi degenerativi della salute individuale.
L’Io Virtuale Alieno si configura a partire dall’infanzia con modalità a cui accenniamo qui in modo sintetico
****In accordo con il principio di auto-organizzazione della realtà, riteniamo che il bambino possieda già alla nascita, e perfezioni nei primi anni di vita, un sistema di riferimento interno che lo porta a scegliere ciò che è preferibile per la propria vita psicosomatica (o biofisica). Così come egli è munito di un sistema innato di auto-organizzazione (proprio della materia in senso lato e di ogni essere vivente) che presiede alla crescita biologica, allo stesso modo ipotizziamo l’esistenza di una tendenza analoga per quanto riguarda la vita psi-chica e la tendenza-capacità innata (psicosomatica) a scegliere le esperienze accretive rifiutando quelle che non lo sono (cfr C.Rogers, A.Maslow, R.May)
Il suo comportamento è quindi orientato, attraverso la percezione psicosomatica (19) di se stesso, di se stesso in rapporto ai suoi simili e all’ambiente, in modo da assimilare tutto ciò che è utile alla propria cresci-ta, potremmo dire che si comporta come una Gestalt (un tutto organizzato) in relazione all’ambiente.
Se ipotizziamo che l’intero ambiente sociale e naturale (nonché l’Universo intero) siano un ”organismo” in continuo equilibrio, arriviamo a concepire il benessere (o il malessere) del singolo individuo come benessere o malessere dell’”organismo” sociale ed eco sistemico.
Pertanto, l’educazione e l’ambiente sociale rivestono un ruolo determinante nello sviluppo delle potenzialità innate.
Il bisogno che il bambino ha dell’adulto, sia per esigenze concrete (cura, nutrimento) che affet-tive (bisogno di sicurezza e di amore) lo porta a introiettare i valori delle figure genitoriali o di riferimento affettivo, anche quando questi valori sono in contrasto con la tendenza all’auto-organizzazione e con la stessa percezione organismica della realtà: il suo sistema di valutazione interno, teso naturalmente a valutare come “buono” ciò che è funzionale alla sua crescita, va in tilt, distorto da un processo di valutazione condizionato dall’accettazione/rifiuto delle figure di riferi-mento affettivo.
Evidenza culmine della realtà di questa costellazione complessuale alienante l’Io, è l’incapacità dell’individuo di sapere che dentro di sé egli possiede un principio di auto-organizzazione della sa-lute e quindi l’incapacità a cercare la forza della propria Psiche salutare dentro sé stesso.
Il processo attraverso il quale si arriva a questa perdita di coscienza psicosomatica e psichica vie-ne descritto anche da Rogers quando afferma che “in seguito alla violazione della sua funzione di valutazione “organismica” l’individuo perde lo stato di integrazione caratteristico della sua infanzia (…….) Per mantenere la considerazione positiva altrui, egli ha falsificato talune esperienze vissute e si è rappresentato queste esperienze con l’indice di valore che queste avevano per altre persone”.
Se il bambino e poi l’adulto riescono a mantenere la propria integrità, conservano anche la capaci-tà di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente guidati dal proprio senso psicosomatico e sono quindi in grado di attuare la propria realizzazione ontico individuale (Io Ontico Esistenziale). La coscienza ecosistemica sana è quella che, dalla sfera d’azione socio-familiare, indirizza il soggetto verso l’Io Ontico Esistenziale, cioè verso l’Io Ontico Reale attualizzato nell’esistenza.
Valutazione del disagio e modalità di intervento
Nella nostra indagine focalizziamo soprattutto l’attenzione sullo studio del caso singolo (single case study, N=1) senza esimerci dal valutare i dati statistici e quantitativi.
D’altra parte, il singolo caso clinico può motivare meditazioni e direzioni innovative della pratica terapeutica in quanto permette di evidenziare i dettagli metodologici e tecnici legati al tipo di terapia e le correlazioni temporali tra dati clinici e dati psicofisiologici durante il processo terapeutico e for-nisce preziose indicazioni metodologiche in una pratica, come quella della psicoterapia, che ha eletti-vamente e deve necessariamente attuare un trattamento in setting individuale per statuto e pratica metodologica (anche dopo o durante il setting gruppale).
Analizzando le registrazioni dei casi clinici trattati in questi anni (30 anni circa), abbiamo potuto constatare:
– a livello oggettivo, la presenza, all’inizio del trattamento psicoterapico di una sintomatologia psichica, somatica e psicosomatica il più delle volte confermata da analisi cliniche (radiografie, anali-si di laboratorio, EEG, diagnosi neurologiche o psichiatriche, ecc.) e/o diagnosi psicologiche (con somministrazione di test, osservazione obbiettiva, ecc);
– a livello soggettivo, l’identificazione dell’Io del cliente con la propria patologia e conseguente incapacità di autopercezione e autoconsapevolezza;
– col procedere del trattamento psicoterapico subentra una progressiva identificazione del cliente con le proprie risorse “sane”, autoconsapevolezza, capacità di propriocezione organismica e di auto-gestione-auto-organizzazione del principio-salute;
– Attenuazione e/o remissione della sintomatologia durante il periodo di trattamento psicoterapi-co e mantenimento dei risultati conseguiti con un follow up di 3, 5 anni e più.
Tutto questo ci ha condotto ad elaborare dei protocolli per monitorare il processo terapeutico tramite indagini iniziali, intermedie e finali, condotte con modalità consolidate.
La presenza dei punti 1. e 4. che si ritrovano in varia misura in tutti i casi trattati, ha portato a enucleare l’ “etica del caso risolto” o per essere più esatti, la necessità scientifica di teorizzare un processo solo dopo che si è ottenuto il risultato della remissione del sintomo d’ingresso in psicote-rapia.

La valutazione oggettiva dei risultati si consegue monitorando il processo terapeutico con le mo-dalità di raccolta dei dati di partenza, come di seguito elencato:
 osservazione anamnestica e conseguente registrazione dell’insieme sindromico;
 studio empirico dei comportamenti osservati in terapia: le ipotesi, basate sulla teoria, ven-gono confermate per mezzo di test preliminari e successivi al trattamento; dalle valutazio-ni espresse sia dal terapeuta che dal cliente, sul tipo di relazione ottenuta in terapia;
 eventuali analisi di laboratorio (nel caso di disagio con ripercussioni a livello organico) o somministrazione di test psicodiagnostici ricercati per oggettivare le implicazioni somati-che del sintomo-sindrome d’ingresso e vidimare con sistematica razionalità scientifica i progressi terapeutici nel corso del trattamento (per quanto non siano necessari al tratta-mento stesso).
Nell’intervento terapeutico partiamo dal presupposto che i processi degenerativi della salute psichica e psicosomatica possono essere previsti, evitati ed eliminati se si riconosce la virtualità alie-na (cioè un’azione contro il proprio essere Io reale) inserita dentro se stessi: nel corpo (male organi-co), nello psicosoma (sintomo psicosomatico), nella mente/anima (malattia mentale, malessere psi-chico, disturbi della sfera relazionale e sociopsicologica), come risultato di un’interferenza sistemica alienante, riconducibile all’insieme di condizionamenti irreali di sistemi mitico-ascientifici e/o scientificamente riduzionisti e paradigmatici, pseudoetico-religiosi (talvolta di millenaria fattura) alienanti e neganti la naturale dote dell’Essere Egoico in armonia ecosistemica.
Il processo terapeutico si basa: 1) sul rapporto interpersonale terapeuta-cliente, 2) sul dialogo psicoterapico, 3) sulla percezione psicosomatica sia del terapeuta che del cliente, 4) sulla ripresa della coscienza ecosistemica e sociofamiliare (Sfera d’ Azione ontico – esistenziale) .
1) Il rapporto terapeuta-cliente è di tipo maieutico ed empatico, si basa sul rispetto e l’accettazio-ne dell’altro, pur essendo, soprattutto all’inizio della terapia, “indicativo” (più che direttivo) di etica psicosomatica. Ciò significa che lo psicoterapeuta non tanto propone o
impone al cliente un suo modello di sanità, quanto piuttosto assume l’atteggiamento maieutico, teso a far riscoprire al cliente la propria via di sanità cioè il principio “Psiche” (anima, nucleo di in-telligenza individuata), principio di auto-organizzazione della materia biochimica vivente in fun-zione autopoietica della salute.
2) Il dialogo (dià logos) psicoterapico motiva la coscientizzazione dell’utente/cliente circa le pro-prie emozioni, sensazioni, pensieri, azioni, prossemi, ecc., attraverso l’analisi sia del comportamento cosciente nelle varie situazioni esistenziali che dei sogni, fantasie, disegni, reattivi psicologici che vengono letti con una modalità psicosomatica, anche se codificabili secondo dettati psicoanalitici, comportamentisti, cognitivisti, gestaltici, umanisti (ossia di precedenti correnti di pensiero) per at-tuare la convergenza (non un eclettismo senza senso) di una perseità armonica, ontosofica che ne-cessariamente è sostrato integrativo del vivente sano.
Alla base del dialogo terapeutico c’è una “risonante empatia” cioè un clima di calda partecipa-zione da parte del terapeuta, percepita come tale anche dal cliente che in tal modo riesce a sviluppa-re un atteggiamento di fiducia nei confronti dell’altro (il terapeuta) e quindi anche di se stesso e del-le proprie capacità di ripresa.

3) La terapia è centrata sul qui e ora del propriocettivo essere umano e sulla responsabilità di scegliere il futuro comportamento sano, psichico e psicosomatico, sin dall’attuale setting di psi-coterapia, cioè tenendo presente lo stato di benessere raggiunto durante il setting psicoterapico. L’analisi e ricognizione delle vicende della vita del soggetto costituiscono motivo di autoripre-senziazione e conferma dell’Io ontico reale come progetto vitale attraverso l’anamnesi personolo-gica. Costante attenzione viene rivolta alla consapevolezza di sé attraverso i segnali del corpo, il linguaggio non verbale, le percezioni propriocettive ed esterocettive, le variazioni psicosomati-che, il simbolismo onirico, artistico, letterario edi qualsivoglia situazione in cui il soggetto si trovi immerso nel suo vivere quotidiano.
4) La ripresa della coscienza ecosistemica, socio-familiare si realizza partendo dalla consape-volezza che esiste un sistema alienante costituito da tutti quei condizionamenti, familiari, socio-ambientali, che agiscono contro il benessere psicosomatico umano e la sua
saggezza naturale. Una volta che l’individuo cliente ha acquisito per se stesso questa consape-volezza può esserne portatore nel proprio ambiente, divenendo agente di sanità.
La coscienza ecosistemica sana è quella che dalla sfera d’azione sociofamiliare indirizza verso l’Io Ontico Esistenziale e realizza il proprio scopo (per Io Ontico Esistenziale si intende l’Io Onti-co Reale realizzato nell’esistenza, cioè la sua concrezione storica).
Nel processo psicoterapico abbiamo individuato quattro fasi inerenti lo status psico-esistenziale dell’utente (31), in relazione al procedere della terapia:
1. Risoluzione del sintomo. In 3 /4 sedute, nell’arco di un mese si deve poter dimostrare al cliente che è possibile staccare la dinamica patologica con l’evidente processo di autopoiesi; si deve cerziorare il processo di autorisanamento che poi può completarsi nell’arco di sei mesi, otto mesi, un anno in relazione alla gravità dei sintomi.
2. Coscientizzazione del campo rete socio-ambientale. Una volta che il soggetto ha risolto o ha capito che può risolvere da sé il sintomo, lo psicoterapeuta lo aiuta a prendere coscienza degli aspetti negativi relativi all’ambiente dei complessi delle persone che, contattandolo per amicizia, per lavoro, per familiarità, per studio, lo “bloccano” nel senso di farlo regredire di nuovo nel suo male. E’ il momento più difficile questo, in cui il sintomo già risolto può a volte regredire e il cli-ente abbandonare la psicoterapia.
3. Coscientizzazione del risucchio dell’affettività familiare alienante (distinguendola da quella realizzante) dentro il soggetto stesso. E’ la fase in cui prediligono acquattarsi i complessi più sofi-sticati del socio-culturale umano (la morale del far bene agli altri alienando il proprio, la dialetti-ca del bene impersonale e del male impersonale, del non senso di discutere l’io virtuale alieno attraverso la psicoterapia). Bisogna discutere le figure idealizzate parentali dentro la soggettività. L’opera dello psicoterapeuta è quella di sciogliere il collante affettivo alienante e di dimostrare durante la seduta, immediatamente gli effetti psicosomatici, mettendo il soggetto di fronte all’og-gettiva realtà della vita in modo da non farlo scantonare dalla sua responsabilità di autogestire il proprio benessere psicosomatico.         4. Autorealizzazione dell’Io Ontico Reale – Evidenziamento del Maestro Interiore. In questa quarta fase, eliminato il “collante” degli affetti familiari, delle figure parentali introiettate, co-sciente della complessa operatività del sistema alienante ambientale, autogestore della propria energia psicosomatica, l’individuo lascia “morire” dentro di sé qualunque io alieno al suo rea-le. E’ il momento più duro perché è il momento in cui si affacciano i falsi maestri. Eliminati tutti gli io alieni all’identità ontico-reale, provano a riavvicendarsi nell’intimo dell’individuo tutti quei paradigmi (che provengono dal sociosistema alienante e sono in costante conflitto con il socio sistema realizzante) che sofisticatamente sono in grado di reinterpretare la strada della saggezza vitale ottenuta attraverso il processo psicoterapico, in nome di tutto il sapere sistemico (alienante) codificato e altro da sé.
Per quanto riguarda le procedure e quindi la metodologia è opportuno fare una precisazio-ne circa il significato attribuito a “metodo” inteso come capacità di utilizzare le conoscenze acquisite in modo creativo e non dogmatico.
Questo modo di considerare il metodo si riflette sul modello formativo teso alla formazio-ne dell’allievo ed alla sua crescita globale e continua oltre che all’addestramento ad usare tecni-che specifiche.
D’altra parte il modello formativo che abbiamo adottato in tutti questi anni, è quello della “comunità terapeutica di autoconoscenza continua” che consente agli allievi di studiare e svol-gere le attività pratiche a stretto contatto con docenti, formatori, tutor e supervisori, “imparando” la psicoterapia da chi la pratica quotidianamente. L’intenzione è quella di forma-re degli psicoterapeuti in grado di unire standard elevati di preparazione teorico-pratica a mo-dalità creative: capacità di utilizzare quanto appreso con flessibilità, senza paradigmi, con ca-lore umano, empatia e congruità.
L’idea-prassi che vogliamo trasmettere ai nostri studenti non è tanto quella di un eclettismo senza senso, quanto la consapevolezza che nel setting psicoterapico così come nella vita è ne-cessario utilizzare di volta in volta le strategie più adeguate a raggiungere il fine che è la solu-zione del problema che il cliente ci ha portato in terapia. Questa capacità presuppone un serio approfondimento teorico delle varie modalità di intervento terapeutico e una formazione pratica sul campo, non sottovaluta l’empatia e l’accettazione incondizionata, di tipo rogersia-no, contemperata da una modalità di intervento terapeutico non tanto direttiva quanto “indicativa” di etica psicosomatica. Il terapeuta cioè, con metodologia maieutica, porta il clien-te a seguire le indicazioni del proprio “maestro interiore”, attraverso la lettura, delle effettuali-tà psicosomatiche e della produzione onirica e immagogica: indica la via ma non la prescrive, ne fa memorizzare la necessità vitale ma non costringe o dirige la scelta, ne promuove l’etica nella coscienza egoico-razionale individuale e sociale.
L’Ontosofia, in questo senso è allora una riscoperta della saggezza interiore, soggettiva e intersoggettiva della Psiche-Soma: è la riattualizzazione dell’intelligenza dell’Essere vivente in benessere da ogni dimensione storica, etnica, socio-culturale e in armonia con ogni ecosistema in situ.

Mete
La psicoterapia Ontosofica si propone il raggiungimento del benessere psicosomatico e psi-coesistenziale: l’autorealizzazione dell’Io Ontico Reale.
L’obiettivo immediato è quello di intervenire sul sintomo d’ingresso (sia esso psichico e/o psicosomatico) introducendo l’informazione riarmonizzante dell’Io ontico reale del terapeuta e quindi ottenendo un sensibile miglioramento o almeno una cosciente volontà e tendenza al miglioramento già nelle prime sedute. Le fasi successive della terapia tendono a consolidare i risultati raggiunti e a procedere sul sentiero personologico dell’autorealizzazione.
“Curare un sintomo” ( a livello ontosofico psicosomatico) significa riuscire ad ottenere una visione unitaria delle incidenze dell’interferenza psico-biogenetica e ambientale e, ancora più, significa reimpostare queste incidenze-interferenze secondo i codici naturali della vita sana; significa ripristinare-riprogrammare il “software psicobiologico” per realizzare il corretto fun-zionamento dell’ “hardware organico” individuale, secondo la legge alcmeonico-pitagorica: sanità del corpo individuale implementata come sanità del corpo sociale e viceversa.
E’ necessario far coscientizzare al cliente le forme di disarmonia a livello psicosomatico e psicoesistenziale in modo da poter intervenire e modificare tali situazioni. In particolare, il terapeuta aiuta il cliente a individuare i blocchi che gli impediscono di fare delle scelte e di vivere in modo pienamente consapevole. Alcuni passaggi sono riconducibili alle modalità di intervento della psicoterapia umanistica rogersiana centrata sul cliente: presa di coscienza ed eliminazione delle maschere che hanno difeso l’individuo nel suo rapporto con gli altri ma che lo hanno anche allontanato da se stesso. Si tratta di eliminare gli ologrammi alienanti che costi-tuiscono l’Io Virtuale Alieno.
Dopo questo passaggio, che è fondamentale, il terapeuta aiuta il cliente ad avere fiducia in se stesso, a valutare la propria interiorità, lo incoraggia nel processo di crescita e di autorealiz-zazione. Bisogna dare al cliente la consapevolezza che esiste un principio omeostatico, autori-sanante a livello psicosomatico, la consapevolezza che esiste la possibilità di filtrare le situazio-ni, gli atteggiamenti attraverso se stesso, attraverso la propria intuizione psichica, onirica, vo-lontaristica cosciente, la possibilità di fare da se stesso la diagnosi della situazione e anche di ritrovare l’armonia. Attraverso la presa di coscienza del proprio dover essere (Io Ontico Virtu-ale) l’individuo è sollecitato ad evolversi in atto vitale riuscito (Io Reale Ontico). L’autorealiz-zazione rimane comunque una scelta dell’individuo .
Tutto questo perché l’OntoSofia intende mantenere, sostenere, e realizzare la libertà e l’au-to determinazione dell’essere anima vivente in se stessa e nell’universo in cui vive e da cui pro-viene.

Ruolo e funzioni del terapeuta
Compito del terapeuta è dare al cliente la chiave dell’intelligente sfera psicobiologica natural-mente predisposta all’autogoverno della propria egoicità, chiarendola nei suoi contorni e nella sua tensione verso la realizzazione ontica individuale (Io Ontico Esistenziale). Alla virtualità e-goica del cliente (Io Virtuale Alienato), si oppone l’Io Reale Ontico presente nei due poli terapeu-ta-cliente integrando l’energia dell’intenzionalità psichica (cosciente nello psicoterapeuta e per lo più inconscia nell’utente) come forza di coscienza che determina una crescita nel campo psicobio-logico del paziente che va oltre la dimensione segnica del verbalizzato e determina benessere durante la seduta e oltre.
Lo psicoterapeuta adotta una metodologia maieutica nel senso di rispettare e accordarsi con l’interiorità maestra del cliente in ogni decisione psico-esistenziale. Egli, cioè, “vede” la dinamica della maestria interiore e agisce psicosomaticamente per far rinascere il cliente nella sua unicità, rispettando i tempi della sua crescita individuale e storica. Con “vedere” si intende un’osservazio-ne scientifica che constata attraverso i riferimenti del comportamento cinesico-prossemico, fisio-gnomico e, prima di tutto, psichico-psicosomatico, e attende in senso ontosofico psicosomatico ogni passo ulteriore della crescita personologica. Il “rispetto” è la risonanza dell’Io Ontico Reale dello psicoterapeuta con l’Io Ontico Reale del cliente.
Il terapeuta sa che deve “amare” il cliente (nel senso epistemologico di Eros_therapon e|o phi-losophorum). Egli offre contro l’alienazione l’arma potentissima della saggezza della sua Forza-Amore (cfr dalle radici della cultura greca e magnogreca). Da un lato ciò è, in qualche modo, assi-milabile all’accettazione incondizionata del cliente di tipo rogersiano, dall’altro si collega all’anti-co costume dei medici, terapeuti e maestri dell’umanità che avevano una profonda formazione filosofica, che implicava l’essere “amante della saggezza” insita nella vita. Si ricollega inoltre alla psicologia esistenziale. E’ questo il motivo per cui riteniamo importante una formazione filosofi-co-psicoterapica al fine di operare con saggezza psicosomatica e storico esistenziale verso il cli-ente.

Tecniche specifiche
L’Ontosofia Psicosomatica utilizza tutti quei metodi che permettono di consolidare la relazio-ne terapeutica e ottenere la remissione della sintomatologia e/o l’autorealizzazione del cliente, pur evitando di enfatizzare gli aspetti tecnici del trattamento terapeutico.
Tutte le tecniche (relazionali, comportamentali, psicoanalitiche -test proiettivi – analisi dei so-gni,ecc.; ascolto dei messaggi verbali e non verbali, pensieri e sentimenti espressi dal cliente; tec-niche di percezione corporea) sono ritenute valide per indicare il limite dell’intenzionalità com-plessuale del cliente riportandola sempre all’intenzionalità di benessere del senso psicosomatico. Si dà particolare importanza al decondizionamento dell’Io nei confronti delle percezioni sensoria-li che sono fondamentali per la percezione ontico reale di se stessi, in modo da distinguere l’Io Virtuale Alieno dall’Io Ontico Reale.
Fra le tecniche specifiche della scuola ricordiamo le seguenti (con l’avvertenza che si tratta, più che di vere e proprie tecniche, di modalità di intervento psicoterapico, quindi di un insieme filosofico-psicosomatico di atti più complesso del significato che si dà comunemente alla parola tecnica).

Immagogia Ontosofica
E’ un evento di conoscenza ontico-esistenziale oltre che di reintegrazione immediata della salute psicosomatica. Esistono tre livelli: 1. psicosomatico, 2. metafisico, 3. estatico.
1. Immagogia Psicosomatica. Partendo da una condizione di rilassamento corporeo e di apertura della mente in assenza di pensieri (una condizione che corrisponde a quella che si verifica in presenza di emissione di onde simili a quelle che caratterizzano il sonno REM a livello cerebrale) il terapeuta invita il soggetto a lasciar scorrere qualsiasi sensazione, immagine, pensiero. Da questo stato di “sogno cosciente”, l’individuo è portato a ricostituire il senso reale dei propri vissuti psichici e psico-somatici (ciò che in altri termini definiamo “il
principio di saggezza dell’essere psicosomatico” o Io Psicosomatico) e, da questi la realtà ontica della propria vita (Io Ontico Esistenziale).
2. Immagogia Metafisica. A questo livello di meditazione ontosofica, il soggetto può spaziare per capire le ragioni ultime di progresso o regresso della propria e altrui psiche.
Il fine è rifondare nella sfera razionale dell’Io la realtà che si ritiene oltremondana (ed e’ intrapsi-chica) della saggezza dell’ Essere (Io Ontico Reale)
3. Estasi Immagogica. Si attua per l’Io che si trasfonde con l’evidenza razionale dell’Essere Univer-sale infinito mentre il corpo, l’Io storico, resta attonito e meravigliato nel percepirsi sano e individuato, nell’esserci sempre stato (eredità evolutiva) e nell’essere a venire generazione evolutiva.
Senza schizofenia nella relazione mondana, senza dubbi, solida come roccia, fluida come mare e vento e luce, l’egoicità umana può l’estasi.
Meditazione Psicofilosofica
Si è persa nella mentalità scientifica occidentale la capacità di astrazione e di visione che ha per-messo a Talete di misurare con buona approssimazione la circonferenza della terra, di stimare l’altezza della piramide; ai pitagorici di iniziare l’aritmetica e la geometria, la musica e l’arte, la corretta posizio-ne del rapporto fra sole e terra poi ripresa da Copernico e Galileo dopo 2500 anni; a Democrito di intu-ire l’atomo; a Parmenide di cogliere l’Essere, ecc.. L’attività dell’ontosofia espressa come meditazione filosofica vuole recuperare questa capacità dell’essere umano, evidentemente matura nei fondatori della cultura occidentale, come “immagogia ad occhi aperti”, ossia come stato di coscienza che già nel processo di una sapiente veglia continua si muove visionando liberamente oltre le forme già costituite del pensiero, dell’invenzione e della situazione circostanziata. Meditazione psicofilosofica è progettare senza aver bisogno del software hardware in 3D della moderna informatica o regia cinematografica, pur essendo importanti queste ultime quando si deve disegnare il progetto intuito o l’ologramma di-namico condizionato nello psicosoma ma anche il virtuale dell’Essere Intelligente che crea oltre il già realizzato.
Ontosofia Onirica
E’ il ritrovamento e lo studio dei messaggi autentici dell’inconscio attraverso il sogno.
L’elaborazione di tutte le energie del sogno (dal conio delle singole immagini al metterle in movi-mento, al dare loro un canovaccio ripetitivo o creativo di notte in notte, al ricreare il rilassamento, la tensione corporea attraverso le stesse, al risolvere enigmi, problemi matematici o relazionali. – si con-frontino le esperienze oniriche di Kekulem di Pasteur, Tartini, Einstein.- da parte di una entità auto-organizzatrice, già intuita da Schrodinger e Maturana) rivela l’appartenenza del soggetto ad un’intelli-genza filogenetica che sa cosa fare durante l’apparente inibizione della coscienza di veglia che, secon-do l’Ontosofia, di fatto si amplifica, come coscienza ontico esistenziale, durante le fasi oniriche REM e NREM.

Ontosofia maieutica
Modalità psicopedagogia di concrescita da do-cente a discente, riconoscendo la dinamica intuiti-vo-creativa del proprio maestro interiore.
Filmterapia
Il modulo cinematografico è utilizzato per co-scientizzare e abreagire i condizionamenti alienan-ti (l’ologramma dinamico) che agiscono attraverso la fissità delle immagini socioculturali. L’attenzio-ne è centrata non solo sulle reazioni razionali ai contenuti del film ma sulle risposte emotive e psi-cosomatiche alle immagini, oltre che alle situazioni che dal film vengono riprodotte nella realtà delle menti soggettive.
Sophotheatre
E’ la rappresentazione della vita vista e agita dalla saggezza illuminante dell’Essere per provo-care e realizzare l’Io Ontico Reale umano di contro a ogni interferenza alienante, o virtuale, presente nel soggetto o nel sistema schizofrenogeno, condi-zionato dalle istituzioni socio-familiari alienate, per riprendere e realizzare i motivi delle istituzioni sociofamiliari autentiche e naturali. Si rifà al teatro della spontaneità di Moreno e soprattutto alla tra-gedia, commedia e alla mitologia greca (cfr F. Nie-tzsche sulla Tragedia greca).
Psicoterapia Residenziale Ecosistemica
Periodo (di un minimo di 2 giorni) di autocono-scenza in un ambiente (luogo fisico e insieme di persone – terapeuta trainer e coterapeuti- ) finaliz-zato alla ripresa psicofisica del cliente mediante l’utilizzo di intuizioni e metodologie psicoterapi-che individuali e socioambientali (ergoterapia, ip-poterapia). Da un lato si tende a interrompere i legami con l’ambiente solito, familiare e sociale, fonte di disagio e dall’altro si vuole sottolineare l’importanza della costante attenzione ai propri comportamenti e processi psichici (reazioni imme-diate, sogni sintomi,ecc.) che vengono sottoposte al vaglio dello psicoterapeuta conduttore e responsa-bile del residence stesso.
Musicoterapia Psicosomatica
E’ un’azione terapeutica su base psichica e psi-cosomatica, attraverso ogni medium vocale o strumentale, attinente la musicoterapia o le tera-pie musicali. (cfr. F. Palmirotta, Musicoterapia psicosomatica ). E’ utilizzata in psicoterapia come mezzo per facilitare la comunicazione col cliente e per intervenire sulle “rigidità” corporee e psico-corporee (ologramma dinamico), “saltando” la razionalità che viene poi recuperata come co-scientizzazione del vissuto corporeo.
Ippoterapia psicosomatica
L’ ippoterapia psicosomatica unisce la dimen-sione sportiva e ricreativa con quella terapeutica ed educativa. Si basa sulla visione olistica della persona come unione tra mente, corpo e ambiente che lo circonda.
E’ il rapporto con il cavallo il perno della terapia, rapporto che può avere diversi benefici tra cui il superamento di intime paure ed insicurez-ze, favorendo la possibilità di essere protagonisti e quindi motivati e partecipi; lo svolgimento di prestazioni motorie che altrimenti rimarrebbero poco espresse e inutilizzate; la stimolazione di facoltà intellettiva quali attenzione, concentrazio-ne, stabilità e memoria; l’apertura di nuovi canali comunicativi; la creazione di situazioni positive e rilassanti; favorire senso di responsabilità, auto-stima e autoefficacia attraverso il prendersi cura dell’animale; presa di coscienza del proprio esse-re psicosomatico.
In particolare, per i soggetti portatori di handi-cap il rapporto con il cavallo permette di avere un coinvolgimento psicosomatico attivo tale da per-mettere un potenziale cambiamento cognitivo, emotivo, comportamentale. Il cavallo trova un canale preferenziale, una sorta di accesso più faci-le per entrare in contatto con il soggetto, riuscen-do a volte a sbloccare condizioni patologiche cro-nicizzate negli anni.
L’animale costituisce uno stimolo nuovo alla curiosità rendendo possibile il contatto e una co-municazione non convenzionale.
Negli anni il valore dell’animale come co-terapeuta è stato riconosciuto e sono state condotte diverse esperienze da parte di gruppi di professionisti quali etologi, medici, veterinari, psicologi e pedagogisti che hanno utilizzato il “Pet”, nella terapia, sia in ambito sociale (ospedali, carceri, istituti), sia come supporto psicologico individuale.
Sintesi di Coscienza
E’ l’insieme delle afferenze e delle efferenze significative al fine di costruire o ricostruire l’Io Ontico Esistenziale, cioè il progetto dell’Io Ontico nella storia individuale. Si svolge come incon-tro di gruppo o come pratica individuale.
In qualche modo ricorda l’anamnesi pitagorica: la riflessione sui singoli momenti del proprio vissuto sono un modo per riportare all’unità la molteplicità delle esperienze. Nel momento della riflessione, l’individuo scopre di essere la somma di tutte le esperienze vissute ma scopre anche che quelle esperienze le ha avute e le può ricapitolare perché l’unità del suo Io è la precondizio-ne perchè esse non siano state un pullulare di fenomeni non riconducibili a se stesso. Scopre anche che il momento finale non è soltanto la somma di quelli precedenti ma anche qualcosa di più (cfr psicologia della Gestalt).
Altro riferimento è all’assiomatica parmenidea La logica matematico-pitagorica, quella elea-tica e quella aristotelica si delineano, così, passaggi della saggezza ontica come sentiero-luce oltre lo spazio-tempo che consente all’unità mnemonica del vivente l’autorealizzazione felice. Quest’ultima corrisponde alla paideia divinizzante, dionisiaca che era mitopoieticamente attua-ta attraverso il culto di Mnemosyne. Tutti i concetti di “unità mnemonica” successivi, nella sto-ria della mnemo-fisiologia, possono tranquillamente riferirsi alla Mnemosyne orfico-pitagorica (compresi quelli del comportamentismo, cognitivismo, neuroscienze, ecc.).