La mia esperienze con la Musicoterapia psicosomatica, riguarda il mio sistema osteoarticolare. Oggi ho 37 anni, quando ne avevo 12 mi venne diagnosticata una scoliosi cervicale, dorsale ( con fulcro nella 7° vertebra), ed una lombare. Questo ha portato una asimmetria del bacino che risultava presentare la cresta iliaca sinistra più alta rispetto alla destra. Cifosi ed una spondilosi che creava l’usura della cartilagine vertebrale e dei dischi. Tutto questo mi procurava dolori continui h24 e costanti sia alle ossa che ai muscoli, che soffrivano della errata postura.

Gli ortopedici, i lionesi, mi prescrissero un busto ortopedico intero, rigido ( resina) che mi sostenesse fino alla mandibola, poggiava quindi fin sotto il mento. La prescrizione era per 2 anni e avrei dovuto portarlo tutti i giorni tutto il giorno, notte compresa, potendolo togliere soltanto un ora al giorno, che di solito coincideva con il momento della doccia. Inoltre sostenevano che con il tempo sarei comunque peggiorata.

Così feci, portai il busto giorno e notte per 2 anni. I dolori erano anche peggiori adesso vista l’aggravante dell’immobilità e tutto il resto che possiamo mettere in secondo piano. I primi tre mesi la mia statura si elevò di 5 cm e stavo evidentemente dritta. Contemporaneamente praticavo nuoto e ginnastica correttiva. Dopo i due anni di prescrizione, lo tolsi e mi accorsi che avevo sofferto invano. I dolori erano gli stessi, la curvatura invariata, l’asimmetria era tale e quale, i cm di altezza, li persi immediatamente, in più avevo i muscoli perennemente infiammati, infiammazioni continue al nervo sciatico e valgismo alle ginocchia. A tutto questo ed al dolore, mi abituai devo dire presto, tanto che speravo di non provare mai un giorno senza dolore, perché altrimenti non avrei potuto riabituarmi ad esso. Cosi gli anni passavano ed io non mi sono mai sentita “l’invalida” che non poteva fare qualcosa altrimenti sarebbe rimasta bloccata con la schiena, continuavo a fare tutto quello che mi passava per la testa, comprese scalate montane durante le campagne geologiche ai tempi dell’università. Devo dire che, invece è capitato, che le persone a me più vicine, mi abbiano messo addosso questo senso di invalidità, impotenza o peggio ancora di paura di restare bloccata. Ma io ho sempre risposto “ me la vedo io”. Ed effettivamente, me lo gestivo abbastanza bene, lo sopportavo essendo io una persona contraria ad ogni tipo di farmaco compresa l’aspirina. Ogni tanto qualche massaggio.

Periodicamente arrivava il “salvatore” di turno che si entusiasmava prendendola come una sfida e mi diceva : adesso ci penso io, risolvo tutto. L’ultimo fu un osteopata che una domenica d’estate, ero ormai adulta circa 25 anni, mi fece sdraiare su un tavolo e comincia la sua digitopressione con risultati terrificanti, ovviamente per me. Il dolore cominciò a dilatarsi, mi prese tutto il corpo, dentro e fuori, fino a provocarmi tremore negli organi interni, abbassamenti di pressione, nausea.

Da quel momento decisi di considerare la mia condizione come “ definitiva” e giurai che mai più nessuno avrebbe cercato di “aggiustarmi”. Alle’età di 34 anni, “approdo” a Solinio Village, una delle sedi della scuola di Ontosofia Psicosomatica e Musicoterapia. Comincio così la mia formazione con Franco Palmirotta.

Io credo che la salubrità di un posto, dipenda oltre che dalle caratteristiche fisiche, da altri fattori, come le persone che vi abitano e le attività che vi si svolgono. In un luogo dove, per credo di vita, tutte le attività sono tese al mantenimento ed alla produzione di Armonia, questa non può che amplificarsi come energia attiva e attivante e diventare di giovamento a tutti coloro che si recano in quel posto, anche se nella maggior parte dei casi di questo non si ha piena coscienza. Quindi fu la commistione di luogo, aria, formazione e il dato di fatto reale che, dopo il mio trasferimento, i “miei dolori” non erano più tutti i giorni e tutto il giorno, che mi fece pensare che la mia condizione tanto definitiva in fondo non fosse. Stavo visibilmente meglio, così, senza neanche accorgermene. Ma era fondamentale che io comprendessi il perché fosse avvenuto questo, inoltre repentino cambiamento. Cominciai così grazie agli incontri con il dr. Palmirotta, all’opportunità di essere presente ad alcuni suoi interventi con clienti, alle sessioni di musicoterapia, a prendere coscienza del mio Essere psicosomatico, di come funzionasse, di come interagisse con me l’esterno e di come interagissi io. Capitò diverse volte di partecipare ad un incontro di Musicoterapia Psicosomatica ed il risultato era sempre quello: seppure c’era qualche tensione, dolore all’inizio, durante la sessione o nel corso della notte, questo spariva. Vorrei descriverne una per tutte : da parecchi giorni avevo un forte.

dolore alla testa del femore ed all’acetabolo, la precisa sensazione che il femore dovesse staccassi dal bacino. Durante quei giorni mi ritornavano a memoria le parole degli ortopedici che sostenevano che sarei comunque peggiorata. Tutto questo non faceva altro che mettermi una grande sensazione di paura addosso, paura di camminare, paura che davvero si staccasse il femore e mi gettava dentro il dolore, mi faceva vivere quella sofferenza come una deficienza che non aveva altro effetto se non aumentare la patologia, alimentarla. Durante una sessione di Musicoterapia, il Dr. Palmirotta suonava il pianoforte, Mentre lui suonava io pensavo ai luoghi psicosomatici del corpo interferiti, percepivo come un fiume caldo fluire in tutto il corpo, saliva e scendeva continuamente, poi mi eliminò il dolore: prese tra le dita la zona dolorante e fu come se tolse un velo, qualcosa che non gli appartenesse, come se hai un velo sul volto che non ti consente di respirate. Non era accaduto un miracolo cattolico, ma una mirabilia si. Era stato riattivato, a seguito di un atto psichico voluto, di un’intenzionalità indirizzata ad un fine ben preciso, il mio principio auto poietico di ontosofia psicosomatica. Il mio organismo ricominciava a “suonare” secondo l’armonia naturale, senza dolore. I “ miei dolori” non erano più MIEI.

Quel dolore non tornò mai più.