L’Ontosofia Psicosomatica nasce dai risultati ottenuti a seguito di una ricerca psico-filosofica svoltasi in ambito clinico cominciata negli anni ’70. “Si tratta di un approccio psico-somato-dinamico, inteso come processo continuo che va dalla dimensione psichica alla dimensione corporea, alla realtà socio-ambientale in una circolarità o sfera d’azione olistico-ermeneutica” ( Palmirotta F. Symposium: Holism Beyond Postmodernism). Le forme di alienazione che si presentano con evidente disagio psichico di varia entità, sono per lo più dovute alla sovrapposizione all’Io Ontico Reale di un individuo, di un Io virtuale alienato.
La società di oggi ha la tendenza a considerare come definitivi, irrimediabili, molti stati patologici, psicosomatici o psichici, ma questo non corrisponde al vero. La presenza di un Io Alienato che offusca quello Reale in un individuo, non è innata e come tale non è definitiva. Questa è piuttosto il frutto di una serie di condizionamenti che il sistema che ruota dentro ed attorno l’individuo, opera continuamente. Nel momento in cui l’individuo, rende propri, fa entrare in sé, questi condizionamenti, gli dà vita, nasce la patologia che comincia ad autoalimentarsi. Quindi l’intero ecosistema con cui si scambia l’individuo, è apportatore o di imput nel senso della realizzazione o in quello dell’alienazione. È di tutti questi fattori e soprattutto della loro interazione e azione all’interno dell’individuo, che deve tener conto l’Ontosofia Psicosomatica Ecosistemica.
Il principio di Ontosofia Psicosomatica si è mostrato risolutivo, in base al numero di casi risolti, sia in patologie con evidenza prevalentemente somatica, sia in quelle con una maggiore evidenza psichica.

Il principio di Ontosofia Psicosomatica si basa su argomentazioni scientifiche ben precise riguardanti la fisica, la chimica e la biologia.

Principio di Auto-organizzazione e comunicazione negli organismi viventi

Nel 1944, il fisico E. Schrodinger enuncia il principio di auto-organizzazione della vita nei sistemi complessi aperti. Per sistemi complessi si intendono tutti quelli caratterizzati da una grande varietà e quantità di relazioni tra le parti che lo compongono e, il cui funzionamento, non può essere spiegato con l’analisi del funzionamento del singolo elemento, ma con lo studio delle interazioni tra i singoli elementi compositivi. I sistemi complessi sono sistemi aperti, cioè in grado di scambiare continuamente energia con l’ambiente che non possono essere trascurati per capirne il funzionamento. In particolare un sistema aperto passa continuamente da un livello di entropia ( disordine – degradazione) ad uno di neghentropia ( Prigogine nobel per la chimica 1977) che equivale all’organizzazione. Secondo Schrodinger la vita si nutre di neghentropia.
Nel 1720 venne pubblicato uno scritto di Leibniz “ Princìpi della filosofia o Monadologia” in cui l’autore enuncia la sua teoria sull’organizzazione della vita. Ritenendo impossibile che questa nella sua complessità, fosse un semplice aggregato di atomi, ipotizza la presenza di quelle che lui chiama Monadi, intendendo per monade atomi vitali ( di natura spirituale), semplici che permeavano l’universo tutto e la materia vivente e che, organizzandosi tra di loro creavano le molecole complesse. Inoltre in ogni Monade, secondo Leibniz era possibile vedere rispecchiato l’Universo intero. Il termine monade deriva dal greco Mònos che stava a intendere Uno.
Per i pitagorici la Monade coincideva con l’archè ( principio di tutte le cose) e corrispondeva all’armonia delle sfere. Il concetto della presenza di “ due materie” risale ad Empedocle e venne poi ripreso da Plotino nelle Enneadi ( enneade II, IV IV libro), dove sostiene che nell’Universo sono presenti due materie, una è quella che costituisce i corpi dotati di forma come noi li conosciamo, e l’altra è quella del mondo Intellegibile (psichica). Le sue materie sono in relazione tra loro nel senso che scambiano continuamente informazioni.
“Il mondo, dice Plotino, è un solo grande essere animato, e la sua simpatia, annulla le distanze : le membra distanti possono esercitare un’influenza reciproca senza che le parti che si frappongono siano toccate, poiché le parti simili possono non essere aderenti l’una all’altra e tuttavia avere simpatia in virtù del loro essere simili, cosicchè l’azione di un elemento spazialmente isolato non può non raggiungere il suo complemento lontano.”( E.Dodds, Parapsicologia nel mondo antico p.20) .
Con il termine simpatia ( dal greco συμπάϑεια ) si intende un’inclinazione, una naturale interazione verso ciò che è simile. Nella sua accezione originaria coincideva con Amore che ama ed è riamato. Con questa concezione di interazione simpatica nell’antichità venivano spiegati fenomeni come le comunicazioni telepatiche e gli effetti della preghiera, in particolare come l’intenzionalità messa nell’atto del pregare per qualcuno, raggiungesse quella persona. Se questo avviene per la preghiera e le costruttive intenzioni in genere, non vi è alcun motivo per cui non possa avvenire per quelle distruttive.
Secondo le moderne teorie, le intuizioni plotiniane, possono essere spiegate con gli enunciati espressi dalla fisica quantistica. Il fisico tedesco Max Plank nel 1900 divulgò la teoria dei quanti nella quale affermava:
“la materia trae origine ed esiste soltanto in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e tiene insieme quel minuscolo sistema solare che è l’atomo. Dobbiamo presumere che dietro questa forza esiste una Mente Cosciente e intelligente. Questa Mente è la matrice di tutta la materia”.

La prima legge della fisica dei quanti, si occupa della “ non località” , assimiliabile al concetto di simpatia plotiniano:
“il fenomeno del non località enunciato dalla prima legge della fisica quantistica spiega che in ogni accadimento naturale si produce un effetto in cui, con perfetta sincronia, accordo e compartecipazione, l’osservatore, l’osservato e l’evento fisico, nelle loro parti individuali, sono totalmente coinvolti nello stesso processo in divenire di cui sono co-autori reciprocamente influenzabili e delocalizzati … in pratica, la totalità dell’universo, tutto interconnesso in ogni sua parte, sembra essere presente al di là dello spazio – tempo, in ogni luogo e tempo” (V. Marchi, La scienza cit., pag. 281)
Secondo gli studi di Bohr, le particelle isolate sono delle astrazioni, le loro proprietà sono definibili e osservabili soltanto mediante lo studio della loro interazione con altri insiemi. Si riduce così la dicotomia esistente che vuole separate res extensa e res cogitans ( mente e spirito) inserendole in un unico grande “Universo” in cui tutto comunica, i corpi, la coscienza individuale comunica con quella universale.
Quindi gli stati di armonia o disarmonia psicosomatica sono connessi alla comunicazione tra i flussi energetici individuali con quelli sia collettivi che dell’universo. Il malessere psicosomatico altro non è che energia bloccata che non riesce più a fluire nel modo naturale.
Tutte le energie presenti nell’uomo e nell’ambiente che lo comprende, tendono ad raggiungimento di una stabilità, un omeostasi naturale ( dal greco ομέο-στάσις : stesso stato) che è poi il processo alla base di ogni cellula vivente, che ne garantisce il corretto esplicarsi delle funzioni e l’equilibrio dal punto di vista chimico, fisico e biologico.

Il principio di Sfera d’azione, su cui si basa la metodologia dell’Ontosofia Psicosomatica, ha come assunto di base la continua comunicazione e scambio energetico. L’universo sottile può essere considerato come un’interconnessione tra le sfere energetiche individuali con quella universale secondo un’armonia omeostatica. Quando alla configurazione energetica originale e reale dell’individuo, Io Ontico Reale, se ne sovrappone un’altra che secondo il principio di OP viene chiamata “ Io virtuale alieno”, viene alterato il normale stato di armonia, salute e benessere psicosomatico che costituisce invece l’Io Reale. Questa alterazione si può manifestare con dei sintomi apparentemente soltanto fisici, psichici, generalizzati o legati ad una specifica porzione del corpo : I luoghi psicosomatici di interferenza ( concetto di nucleotide ologrammatico Musicoterapia Psicosomatica p.152 ). La sfera d’azione, interviene nel ripristino della continuità energetica e può essere riassunta nella formula :
SfA = E . I = PA.
Ciò significa che la Sfera d’Azione (SfA) è il risultato di E (Energia in senso einsteiniano) moltiplicato per I (Intenzionalità dell’Essere); la risultante individuale è la costante P (Psiche, intesa in senso presocratico) moltiplicato A (Armonia, intesa in senso pitagorico come armonia delle sfere macro-microcosmiche). Questa formula funziona sul piano terapeutico e, essendo il sintomo psichico o psicosomatico un’energia bloccata, ha un rilievo fisico, nel senso che è pertinente alla realtà fisica. Quindi la formula suddetta può avere corollari e risvolti per la fisica come fu per la sincronicità di Jung (1952, 1976, pp. 451-486).(F. Palmirotta Musicoterapia Psicosomatica p.164).
Alla base della riuscita dell’applicazione del principio di OP, vi è l’intenzionalità del terapeuta, cioè la tensione intesa come energia psicobiofisica oltre il tempo, che attiva nel paziente il procedimento di realizzazione ontica esistenziale. Solo una forza di Amore incondizionato può far si che vengano attivati suddetti processi psicofisici.
L’ Eros Therapon inteso secondo l’originaria concezione di Eros come divinità. Eros rappresentava la divinità creatrice dell’universo, la somma energia organizzatrice la vita:
“ ….quindi venne Eros, il più bello fra gli dèi immortali, colui che scioglie le membra, che di tutti gli dèi e di tutti gli uomini doma nel petto l’animo ed i saggi consigli”( Esiodo – Teogonia, 120-125)
Per i pitagorici Eros era inteso come Forza-Amore e sostenevano che la forza senza Amore perdesse le sue caratteristiche. Era Amore ( Eros Therapon) che conferiva potenza e potenzialità alla forza. L’Amore-Anima che era in grado di sintonizzare il corpo come strumento che suona in Armonia con l’Universo.

Principio dell’Autopoiesi
Tra le caratteristiche che distinguono un essere vivente da un essere non vivente, troviamo: la riproduzione, l’adattamento, l’organizzazione cellulare, l’omeostasi.
Nei primi anni 60, H. Maturana, biologo, filosofo cileno, a seguito di numerosi studi condotti in campo biologico, medico e neurofisiologico, comincia a portare avanti l’idea secondo la quale, gli organismi viventi fossero delle “entità autonome” in grado di autogestirsi e autorigenerarsi in una continua trasformazione.
Le sue ricerche lo portarono nel 1972 a formulare insieme al collega F. Varela, il concetto di Autopoiesi, ( autòs – stesso ; poiesis- creazione) ossia creazione da se stesso.
Ogni sistema vivente, compreso l’essere umano, è un sistema auto poietico, con alla base la caratteristica del mantenimento della sua organizzazione ( omeostasi):
“ ….i sistemi auto poietici operano come sistemi omeostatici che hanno nella propria organizzazione la variabile critica fondamentale da essi attivamente mantenuta costante” ( Maturana, 1975)
Al fenomeno dell’auto-organizzazione, si associa, con l’evento auto poietico, una capacità di ripristino delle condizioni di equilibrio dell’organismo, che questi fa attivamente, come specifica Maturana. Ciò vuol dire che gli organismi viventi, sono in grado di “ rimediare” da soli alle alterazioni del proprio stato salutare. Quindi l’essere umano tende non soltanto a mantenere il suo stato di benessere psicosomatico ( omeostasi) ma è soprattutto in grado di ripristinarlo nel caso questo venga alterato in qualunque sua manifestazione, come capacità in lui innata. Si tratta quindi di qualcosa che è già connaturato nell’uomo, non di qualcosa che deve o può essere acquisito secondo taluni procedimenti: la Vis Medicatrix Natura, la spontanea capacità curativa di cui parlavano sia i pitagorici che Platone ed Ippocrate.
Questa capacità dell’Essere vivente si mantiene intatta e attiva nell’organismo, a meno che non intervengano fattori esterni che ne possono causare un offuscamento. Questi possono essere di varia natura e comprendono anche quelle categorie di prodotti sintetici, del tutto estranei all’organismo, che ne alterano il naturale equilibrio. Li conosciamo con il nome di farmaci ed avrebbero lo scopo di curare. In realtà lo scopo è soltanto quello di far scomparire il sintomo e far tornare un apparente benessere. Se consideriamo che il sintomo altro non è che un messaggio che viene mandato a noi dal nostro corpo e dalla nostra psiche e che dovrebbe essere ascoltato, interpretato e risolto, tutto ciò che mira a far scomparire il sintomo può essere considerato distruttivo. Lo stesso Platone riferiva nel Timeo chenè le affezioni del corpo, né dell’anima vadano “ irritate” con medicine.
La vis medicatrix natura è spiegabile con la capacità che hanno le cellule che compongono il nostro corpo, ma anche di tutti gli esseri viventi, di autoripararsi, adattarsi e trasformarsi in qualunque tipo di cellula all’occorrenza ( cellule staminali ). Il fenomeno della totipotenza cellulare e del rinnovamento è presente in tutta la natura, funghi, batteri, cellule somatiche degli organismi vegetali che sono in grado di auto rinnovarsi continuamente. All’interno del midollo spinale vi sono, nell’essere umano adulto, cellule staminali in grado di differenziarsi in neuroni, cellule epatiche o renali a seconda dell’occorrenza.

Durante il corso della vita, le cellule degli organismi viventi, essere umano compreso, sono in grado di continuare ad adattarsi, trasformandosi, a seconda delle necessità ambientali. Il fenomeno dell’adattamento è alla base della vita di tutti gli organismi. Quando si pensa all’adattamento, non si devono subito immaginare fenomeni di grande trasformazione morfofisiologica evidente. All’interno delle stesse cellule avvengono continui fenomeni di adattamento senza che noi ne siamo consapevoli ed avvengono automaticamente, come ciò che accade quando ci rechiamo ad alta quota in un ambiente rarefatto con una concentrazione di ossigeno inferiore a quella di cui disponiamo solitamente. Per sopperire a questa carenza di ossigeno, le cellule dei reni cominciano a produrre eritroproteina che stimola la produzione di globuli rossi ( J. Young – i filosofi e il cervello, p.53). La straordinarietà della cellula vivente è proprio questa, la sua continua tendenza a crescere, riprodursi e generare altra sostanza. E lo stesso avviene all’insorgere di una malattia o disfunzione che sia. Il corpo reagisce per riportare l’equilibrio a meno che non venga sconvolto dall’azione dei farmaci.
È su questa innata capacità che interviene il principio di OP creando le condizioni affinchè l’intenzionalità ontopoietica, realizzi nell’organismo l’informazione di sana crescita psicobiologia, il terapeuta, musicoterapeuta o psicoterapeuta è un tramite tra l’informazione ed il paziente. Questo non accade soltanto con i disturbi che definiamo “quotidiani” : mal di testa, mal di pancia, febbre, dolori mestruali etc, ma anche con sindromi più importanti come ulcera, morbo di Chron, disturbi dell’alimentazione, patologie osteoarticolari, virali, neoplasie e disturbi psichici come disturbo della personalità, sindromi ossessivo compulsive, schizofrenia etc.

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