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Lettera della Filins al Presidente del Consiglio Mario Monti

Il presidente della Filins (Federazione Italiana Licei Linguistici e Istituti Scolastici Non Statali) ha inviato al presidente del Consiglio Mario Monti una lettera con oggetto: “IMU, no alle discriminazioni”;

di seguito la pubblicazione della lettera che invitiamo a commentare:

C’è una bella differenza nel definire un’organizzazione come non profit o no profit. Se vogliamo…ce n’è meno, dal punto di vista sostanziale e pragmatico, fra aziende con fini di lucro e quelle senza fini di lucro.

Non profit vuol dire semplicemente senza scopo di lucro, con esplicito riferimento alla impossibilità di ripartire l’eventuale utile ai soci.

No profit vuol dire senza profitto, nel significato di senza costrutto. Il contenuto che passa nel lapsus è quindi che l'amore per il non profit racchiude l'odio verso il profitto… e la pretesa di poter fare a meno di esso. E’ ovvio che si può fare a meno del lucro, cioè della appropriazione personale del profitto, ma non del profitto in sé. In ogni operazione i conti devono alla fine tornare. Il profitto ci deve essere, almeno quello ideale, e questo è chiaro a tutti; ma ci deve essere anche il profitto reale, in senso stretto, quello economico: cioè bisogna guadagnare.

Entrate e uscite devono quadrare anche all’orfanotrofio, all’ospedale, a scuola e in chiesa.

L’unica differenza fra aziende con scopo di lucro e quelle non profit è che nelle prime l’eventuale attivo può essere distribuito ai soci, mentre nelle seconde va reinvestito nell’attività. Ma, in quest’ultimo caso, non mancano i modi per raggiungere comunque il pareggio con remunerazioni e indennità ai soci titolari di varie mansioni, nell’ambito delle attività dichiaratamente svolte senza fini di lucro.

La distinzione fra le due tipologie di amministrazione, quindi, è solo strumentale.

Il vero problema della diatriba riguardante l’IMU consiste nella difficoltà d'individuare gli enti che svolgono attività pubbliche e sociali in regime di sussidiarietà, a prescindere dalla loro natura amministrativa (con o senza fini di lucro) in quanto tale distinzione è palesemente formale e non sostanziale. E' noto a tutti, per superare ogni ipocrisia, che gli enti c.d. NO PROFIT - ONLUS ecc. (cattolici o non cattolici) svolgono comunque attività economiche basate su costi e ricavi. Non risulta, per esempio, che le scuole non statali gestite da enti “non profit”, siano del tutto gratuite.

La Suprema Corte di Cassazione ha già chiarito che ogni attività sociale, economicamente rilevante, è da considerarsi imprenditoriale (quindi commerciale o industriale) quando è effettuata in cambio di un corrispettivo, indipendentemente dalle buone intenzioni della gestione.

Sentenza emanata dalla Cassazione civile sezione lavoro, 14 giugno 1994, n. 5766.

In presenza degli altri requisiti fissati dall’art. 2082 c.c., ha carattere imprenditoriale l’attività economica, organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi ed esercitata in via esclusiva o prevalente, che sia ricollegabile ad un dato obiettivo inerente all’attitudine a conseguire la remunerazione dei fattori produttivi, rimanendo giuridicamente irrilevante lo scopo di lucro, che riguarda il movente soggettivo che induce l’imprenditore ad esercitare la sua attività; deve essere, invece, escluso il suddetto carattere imprenditoriale dell’attività nel caso in cui essa sia svolta in modo del tutto gratuito, dato che non può essere considerata imprenditoriale l’erogazione gratuita dei beni o servizi prodotti.

In conclusione, la legge in esame, per non essere contraddittoria, dovrebbe prevedere l’esenzione dall’IMU solo per le opere di culto, di assistenza e di mutuo soccorso e, in generale, per tutte quelle offerte a titolo gratuito; oppure, prevedere l’esenzione estesa a tutte le attività svolte in regime di sussidiarietà e di utilità sociale, senza discriminazioni.

 

 

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